Bristot Angelo (Rifugio) (privato)

Bristot Angelo (Rifugio)

Bristot Angelo (Rifugio)

Nel secondo dopoguerra l’attività della sezione CAI di Belluno riprende, ricca di interessi e di inziative che mirano a pontenziare il patrimonio e le strutture ricettive nell’ambito delle località di propria competenza (il Nevegal e lo Schiara) con l’intento di offrire possibilità agli escursionisti e appassionati di montagna e dello sport invernale.
A tal proposito nel 1950 si costituiscono due distinte commissioni che dovranno seguire i lavori per il rifugio Bristot al Col Torònt e per quello al Pis Pilòn (che diventerà il 7° Alpini).
A seguito di una generosa elargizione della famiglia Bristot (che intendeva così ricordare un proprio caro), l’originaria idea di erigere un rifugio sul Col Torònt, su area messa a disposizione dal Comune, fu riproposta e venne quindi adottato il progetto offerto dal socio ing. Gianni Lanzarini.
Ottenuto un contributo statale, fu approvato il piano finanziario e la costruzione fu avviata, avvalendosi dell’impresa locale Cosmo e Giuseppe Fornasier; per i trasporti dei materiali fu valido l’aiuto delle truppe alpine di stanza a Belluno.
Nel 1950 la piccola ed elegante struttura fu portata a termine ed il 29 ottobre dello stesso anno avvenne l’inaugurazione; il rifugio fu dedicato alla memoria di Angelo Bristot, sottotenente degli Alpini, medaglia d’oro al valor militare, caduto nella guerra d’Abissinia nel 1936.
La verifica dei risultati dei primi mesi di attività, evidenzia che la gestione è in deficit prevalentemente a causa dello scarso afflusso di sciatori, per l’imperversare del maltempo e per il ritardato funzionamento della sciovia. Non di meno si ravvisa la necessità di aumentare i 20 posti letto disponibili utilizzando la stanza del sottotetto e la cucina che si rivela piccola per le esigenze di 60 persone.
Resta comunque critica la situazione finanziaria, il legale dell’impresa costruttrice, Fornasier, rinnova la richiesta di saldo del debito che la Sezione ha verso l’impresa. Il debito ammonta a 3 milioni più gli interessi maturati.
La proposta dell’impresa era di poter acquistare il rifugio corrispondendo la differenza, ma la Sezione fu, in un primo momento, riluttante ad alienare il proprio patrimonio faticosamente costruito.
Nel direttivo si evidenziano i problemi di bilancio, la situazione finanziaria può paralizzare l’attività della Sezione e porla in una posizione di disagio.
La proposta di acquisto della ditta Fornasier corrispondendo alla Sezione la differenza del valore sembra poter risolvere i gravi nodi finanziari.
Nel direttivo si fa notare che la Sezione è già presente nella zona del Nevegàl con il rifugio Brigata Cadore e che la vendita del rifugio Bristot potrà risolvere i problemi di bilancio. Il vero problema era rappresentato dalla questione morale e sentimentale, il mantenimento del nome originario del rifugio Bristot per onorare la nobile figura del concittadino caduto in terra straniera, al servizio della patria.
Della questione se ne era già interessato il direttivo, preoccupato dei rilievi che avrebbero potuto avanzare la famiglia Bristot (che aveva contribuito alla costruzione).
La ditta Fornasier, consapevole di dover rispettare il nome di Angelo Bristot, era disposta a sottoscrivere l’impegno di mantenerne il nome, assicurando che la memoria sarà onorata dalla nuova gestione; come pure il legame con il CAI.
Alla fine la soluzione proposta venne considerata saggia e realistica e la Sezione venne a togliersi dalla situazione di pesante precarietà.
Il rifugio venne così venduto a privati nel novembre del 1962.


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