Giuseppe e Bruno (Rifugio)

Giuseppe e Bruno (Rifugio)

Giuseppe e Bruno (Rifugio)

La primitiva costruzione risaliva al 1915, posta sulle pendici nord-orientali del Pizzo della Croce (Valle Intervi), formata da un solo piano, era utilizzata come ospedale da campo.
Al termine della Grande Guerra la GEC (Gruppo Escursionisti Comensi) ed in particolare l’allora Presidente Giuseppe Vaghi, venuti a conoscenza dell’intenzione del Demanio Militare di alienare lo stabile si proposero per l’acquisto.
La somma necessaria per l’acquisto (£ 5.000) fu subito raccolta tramite una sottoscrizione fra i soci e generose oblazioni in denaro ed in oggetti di arredo per la riconversione a rifugio.
L’inaugurazione ufficiale avvenne il 17 ottobre 1920 con una cerimonia tanto gioiosa per la realizzazione, quanto triste per l’assenza del presidente Giuseppe Vaghi scomparso nel 1919, e Bruno Capitani deceduto a seguito di un incidente motociclistico nel giugno dello stesso anno, che tanto si erano attivati per la realizzazione del rifugio. Per questo si decise di intitolare la capanna “Giuseppe e Bruno”.
Due anni dopo il nuovo presidente, Giuseppe Cattaneo, presentò un progetto di ampliamento che prevedeva l’innalzamento dello stabile, la ristrutturazione dell’architettura esterna e il cambio dell’arredamento.
Il nuovo progetto fu realizzato nel 1923. Le camerate e le camerette furono dotate di letti e cuccette per complessivi 48 posti e si provvide anche a sistemare i servizi igienici. Queste nuove opere furono possibili anche per un notevole lascito del compianto Bruno Capitani oltre che per la sottoscrizioni fra i soci del GEC.
Nel 1933 in occasione della visita a Como del Segretario Generale del CAI Dr. Frisinghelli, fu prospettata la possibilità di cessione della Capanna Giuseppe Bruno al CAI a condizione che i 60 soci del GEC passassero senza alcun onere, soci vitalizi del CAI. Il Dr. Frisinghelli si mostrò favorevole alla proposta e invitò il Presidente del GEC a farne richiesta scritta in tal senso alla Sede Centrale. L’Assemblea dei soci del GEC si pronunciò favorevolmente e la richiesta ufficiale fu inviata a Roma per l’approvazione.


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