Col Visentin (Rifugio) già Rifugio Budden, già Rifugio 5° Reggimento Artiglieria Alpina

Col Visentin (Rifugio) già Rifugio Budden, già Rifugio 5° Reggimento Artiglieria Alpina

Col Visentin (Rifugio) già Rifugio Budden, già Rifugio 5° Reggimento Artiglieria Alpina

L’idea di erigere il primo rifugio della sezione CAI di Belluno fu presa durante il consiglio direttivo del 20 maggio 1898 e formalizzata con le deleghe del presidente Feliciano Vinanti il 18 luglio 1899. La costruzione venne edificata su un terreno donato dalla famiglia De Bertoldi in accordo con il comune di Belluno e grazie a diversi contributi provenienti da artigianali, commerciali ed industriali e con l’emissione di un prestito.
Il fabbricato, eretto proprio sulla sommità del Col Visentin (sulle Prealpi Bellunesi) era composto al pianterreno di una cantina, un locale sempre aperto al pubblico, una cucina con focolare e fornello economico, un dormitorio e una sala da pranzo. Al piano superiore un camerone con 12 posti letto fatti di pagliericci. Venne inaugurato il 23 settembre del 1900 e dedicato alla figura di Riccardo Enrico Budden, nato a Stoke Newington (Londra) il 19 maggio 1816 e morto a Firenze nel 1895, fu una delle più care e tipiche figure dei pionieri dell’alpinismo italiano. Divenuto socio del CAI di Torino nel 1865, da allora dedicò tutta la sua vita per il bene del Sodalizio. Nel 1869 fonda a Firenze la sezione del Club Alpino che presiedette attivamente fino alla morte. Sincero amico della provincia di Belluno; nel 1868 fu il padrino della nascita della sezione del CAI di Agordo.
Dopo una gestione difficile anche per la situazione debitoria, il rifugio Budden, nel corso dell prima Guerra Mondiale e, trovandosi sulla via della ritirata dopo la disfatta di Caporetto, venne incendiato per renderlo inservibile come possibile riparo per i militari. Il rifugio che aveva determinato la crisi della Sezione andava completamente distrutto.
Negli anni a seguire l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo ebbe l’idea di ricostruire sempre nello stesso posto un rifugio che sostituisse il vecchio “Budden”. A tal fine acquistò dal Demanio dello Stato con atto del 21 ottobre 1936 il terreno, ma ritenne troppo onerosa la costruzione di un rifugio sul Visentin pur ravvisandone la piena validità e utilità. La ricostruzione prese poi il via nel settembre del 1938, quando un distaccamento della 24° batteria del 5° Reggimento Artiglieria da Montagna si accampò sul Col Visentin per le prime operazioni di sterro. Il gen. Norcen, che sovraintendeva i lavori, venne avvicendato nel settembre del 1939 dal col. Molinari che portò a termine i lavori; il progetto fu dell’arch. Alfarè che lo volle come un monumento più che come un rifugio di montagna, a tal fine fu eretta una torretta che fungeva da cappella-sacrario. La torretta-sacello votivo che regge il faro, donato dalla Marina Militare, irradia la luce del tricolore, ben visibile dal mare Adriatico; custode l’elenco dei fratelli caduti del 5° Reggimento Artiglieria da Montagna. Il rifugio fu inaugurato ufficialmente il 15 agosto del 1946.
Negli anni a seguire si videro erigere attorno al rifugio una moltitudine di antenne radio e tv, non bastasse il 25 maggio del 1964 un incendio distrusse completamente il primo e secondo piano, rendendoli inutilizzabili. La ricostruzione si protrasse a lungo fino ad agosto del 1968, anno in cui venne nuovamente inaugurato.
Negli anni ’70 videro issarsi altre antenne militari e civili, una molto alta della RAI sistemata a pochi metri dal rifugio, un vero scempio.
La gestione di un rifugio posto sulla cima di una montagna non è facile, la presidenza dell’ANA fa continui appelli ai soci e ai gruppi di organizzare gite al Col Visentin; ogni anno programma un raduno sezionale nella prima quindicina di settembre. Due però i problemi costanti: il rifornimento dell’acqua che deve essere fatto con autobotti dei vigili del fuoco e l’onere della manutenzione. Per quest’ultima il Genio Militare provvede con il contagocce, data la riduzione dei fondi, il ridimensionamento della Sezione staccata di Belluno e la sovrapposizione di competenze fra la sede di Bolzano e quella regionale di Padova. Un plauso va alla buona volontà e al continuo sforzo del gestore nel provvedere a proprie spese nei lavori di manutenzione e di abbellimento nonché di riparazione dell’impianto elettrico dopo le devastanti scariche di fulmini nei furiosi temporali estivi.


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