Casina Summano (Rifugio) (distrutto)

Casina Summano (Rifugio)

Casina Summano (Rifugio)

La storia della Casina Summano, primo rifugio del CAI di Vicenza, ha inizio con l’acquisto di tre ettari di terreno sulla cima del Monte Summano, presso i ruderi di un antico convento dei frati Gerolimini.
I lavori di costruzione del grazioso edificio a due piani iniziarono il 26 aprile del 1890, e soli tre mesi dopo si celebrò l’inaugurazione, che avvenne il 6 luglio dello stesso anno.
Un lavoro immane considerando che all’epoca l’unico accesso alla sommità avveniva tramite un sentiero da Piovene che richiedeva quasi tre ore.
La Casina constava di una camera per dormitorio situata al primo piano, il sottotetto era riservato agli inservienti, mentre la tettoia esterna era adibita al pubblico. Si presume ovviamente che i locali principali fossero adibiti a sala o salone per le riunioni dei soci; poteva ospitare fino a 24 persone.
Il successo del rifugio fu certamente notevole se nel 1903 si dovette ingrandire ed abbellire la struttura per accogliere il sempre crescente numero di ospiti.
Fu creato al pianterreno una cucina di m.  5,55 x 5,60 con pavimento a bettonata e una sala da pranzo che misurava m. 5,47 x 5,40 con pavimento e rivestimento delle pareti in larice. Al primo piano fu ricavato un dormitorio con 11 brande ben tre delle quali avevano perfino il materasso, tutte comunque dotate di cuscini e coperte. C’era al medesimo piano anche un’altra stanzetta dotata di biblioteca di opere alpine con tavolo e sedie.
Nel corso della Grande Guerra e la Casina viene requisita dal Demanio Militare che la mette a disposizione della 35° Divisione che riuscirà a respingere durante la Strafexpedtion del 1916, i temuti Kajserjaeger austriaci. Al termine della guerra l’edificio resta parzialmente distrutto.
Sotto regime fascista il terreno e la Casina vengono venduti al comune di Piovene Rocchette da utilizzarsi come Colonia Climatica Montana. In cambio, il Podestà di Piovene, si impegna a costruire due locali di m. 4×4, con ingresso indipendente dalla Colonia, di cui uno dotato di focolare e lavandino, completi di porte, scuri e finestre, e soggetti alla servitù perpetua di abitazione come rifugio alpino a favore della sezione CAI di Vicenza.
Degli anni a venire della documentazione ufficiale se ne perdono le trecce. Rimangono solo le dichiarazioni dei seniores che attestano la definitiva distruzione del fabbricato durante la seconda Guerra Mondiale.
Oggi, della graziosa costruzione restano solo poche pietre a testimoniare un pezzo di storia del CAI di VIcenza. (tratto da uno scritto di Nicole De Benedetti)


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