Vazzoler Mario (Rifugio)

Vazzoler Mario (Rifugio)

Vazzoler Mario (Rifugio)

L’idea di erigere un rifugio a memoria del segretario del CAI di Conegliano, Mario Vazzoler, fu lanciata subito dopo la sua morte improvvisa per incidente nel febbraio 1927. Tenente degli Alpini, Mario Vazzoler, era un grande appassionato di montagna, forte rocciatore, primo segretario della Sezione che allora faceva capo alla sezione CAI di Treviso (nel 1925 si trasformò in Sezione autonoma).
Per la scelta del luogo di edificazione fu determinante la generosa offerta della famiglia Favretti di Agordo, che concesse un terreno sul Col Negro di Pelsa in mezzo ad un bosco d’abeti, al limite delle crode della Val dei Cantoni, fra la Torre Venezia e la Torre Trieste nel gruppo del Monte Civetta. La scelta del Col Negro fu avallata sia dalle Sede Centrale del CAI, sia dal prof. Bruno Castiglioni dell’Istituto di Geografia Fisica dell’Università di Padova, da Domenico Rudatis e da molte altre personalità del mondo alpinistico.
L’inaugurazione del rifugio, costruito su progetto dell’ing. Bernardo Carpenè, avvenne nel giugno 1929.
Nel 1937 si decise un ampliamento con la costruzione di un’ala dedicata al consocio Corrado Spellanzon, valente alpinista e rocciatore perito durante un tentativo alla parete Nord della Cima Bagni in cordata con Alberto Raho.
L’anno seguente fu inaugurata la centralina elettrica, a quei tempi un piccolo gioiello di tecnica, che fu preziosa per assicurare al rifugio energia ed acqua potabile e che tale rimase fino a quando i deflussi d’acqua in Val dei Cantoni si ridussero al punto da richiedere l’installazione di un gruppo elettrogeno.
Dopo l’alluvione del 1966, particolarmente disastrosa per l’Agordino, si dovette provvedere altrimenti anche per l’approvvigionamento idrico utilizzando una sorgente sotto la Forcella di Pelsa, mentre per l’energia elettrica il problema fu abilmente risolto dal gestore Piercostante Brustolon adattando una piccola ma efficiente turbina per utilizzare l’acqua di una sorgente a sud del rifugio.
La frequenza di ospiti al rifugio continuava però a crescere ed in molti casi, il ricovero di fortuna nella sala da pranzo e nell’ingresso, non bastavano a soddisfare le richieste. Non era possibile rimandare indietro gli escursionisti che arrivavano anche a tarda ora e magari sotto la pioggia. Un ulteriore impegno si imponeva e così nel 1947 fu costruito un caratteristico “tabià” in legno capace di dar ricovero fino a 24 persone. Il disegno fu intonato all’architettura dolomitica utilizzando il piano terreno, dapprima per deposito di materiali e poi a bivacco invernale.
Nella storia delle presenze illustri il “Vazzoler” può vantare: Tissi, Andrich, Rudatis, Bianchet, Ettore Castiglioni e i due sovrani del Belgio Alberto e Leopoldo di Brabante.
(tratto da uno scritto di Francesco La Grassa della Sezione di Conegliano).


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